Gallerie di Contromina

Una breve introduzione prima della visita...

Le sale del Museo “Pietro Micca” presentano reperti, platici e opere d’arte di grande interesse, ma la parte della visita più affascinante risulta quella delle antiche gallerie della Cittadella. 
Scendendo una scala ci troviamo immediatamente in una realtà inimmaginabile. Percorriamo un lungo tratto della galleria magistrale, che univa attraverso scale quelle del livello superiore. La guida racconta con competenza le due funzioni delle gallerie: sventare pericolosi attacchi sotterranei da parte del nemico e farne saltare i cannoni con potenti mine che raggiungevano il piano di campagna con le loro esplosioni sotterranee.
La passeggiata attraverso questi cunicoli è affascinante: in una quiete perfetta si possono ammirare ed apprezzare le tecniche di muratura utilizzate per la costruzione delle volte a botte e a crociera, di pozzi e di camini.
Spesso i visitatori si chiedono a cosa servissero quelle file di mattoni sporgenti alla base delle volte: la risposta è semplice, erano necessarie per reggere le centine in legno che armavano la volta durante la costruzione. L’escursione continua e permette veramente di rivivere la vita dei soldati della Cittadella, ripensare con rispetto alle loro fatiche, ai rischi che correvano alla tenue luce delle lampade a olio contenute in apposite nicchie nelle pareti, visibili ancora oggi.
Il massimo dell’emozione lo si raggiunge nel luogo dove compì il suo gesto eroico il più famoso minatore: Pietro Micca. È toccante entrare nella parte superiore della scala che il giovane Pietro (ventinove anni, una moglie e un figlioletto) fece saltare nella notte tra il 29 e il 30 agosto del 1706 per evitare un pericoloso ingresso dei nemici nelle gallerie.
Attraverso un’altra ripida scala è possibile raggiungere la galleria del livello basso. Lo sguardo sfida la penombra e percepisce la notevole lunghezza del cunicolo, che si perde là in fondo nel buio. Un’umile croce in legno ricorda il luogo dove fu ritrovato il corpo esanime di Pietro Micca. Ma c’è anche una corona di fiori rossi che lo onora. È la seconda che vediamo, la prima è in cima alla scala e ricorda i soldati francesi morti anche loro eroicamente in quella calda notte di agosto del 1706.